› Metalli di transizione
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Questi metalli sono anche chiamati elementi del blocco d, perché la loro comparsa nella tavola periodica coincide con il riempimento degli orbitali d.
Essi comprendono il metallo più comune utilizzato nelle costruzioni e nelle manifatture (ferro), metalli pregiati per la loro bellezza (oro, argento, platino), metalli utilizzati nelle monete (nichel, rame) e metalli utilizzati nelle moderne tecnologie (titanio, molibdeno, niobio). In questo gruppo ci sono inoltre gli elementi più densi (osmio, d=22,57 g/cm3; iridio, d=22,62 g/m3) e quelli con il più alto e il più basso punto di fusione (tungsteno, p.f. 3422°C; mercurio, p.f.-38,8°C).
C’è anche un elemento radioattivo, il tecnezio (il buco al centro dell’immagine). Qui c’è anche il metallo più costoso, il rodio, il cui prezzo industriale si aggira attualmente sui 150 euro al grammo.
La reattività dei metalli di transizione va da quella ferro, del manganese, dello zinco, che è elevata quando il metallo viene ridotto in polvere, ad una quasi totale inerzia, come quella del renio, dell’osmio, dell’iridio.